Luigi FABBRI, La prima estate di guerra.
Diario di un anarchico (1 maggio-20 settembre 1915)

a cura di Massimo Ortalli, con prefazione di Roberto Giulianelli, Pisa, BFS, 2015.

Il diario di Luigi Fabbri è un documento straordinario nel suo genere, rimasto chiuso nei cassetti dell’archivio familiare per oltre 85 anni e riemerso alla luce del sole grazie alla generosità della amata figlia Luce, che alla fine del secolo scorso ne volle fare un gentile omaggio agli amici e compagni italiani. Il diario è un unicum, primo perché è un’opera rara e originale di tipo memorialistico che proviene dal campo libertario e forse non solo, secondo perché è la testimonianza viva del perturbamento e della drammatica divisione tra interventisti e anti-interventisti scatenata dall’esplodere del Primo conflitto mondiale. Scritto durante i primi mesi di guerra, dalla riflessione quotidiana del leader anarchico emerge, oltre la propria adesione convinta ai principi dell’internazionalismo e del cosmopolitismo libertario, la persuasione che l’unica possibilità di frenare il massacro fosse quella di un’opposizione reale anti-monarchica e anti-giolittiana in considerazione del fatto che la monarchia era la principale sostenitrice del fronte bellicista e che il sistema politico clientelare giolittiano avesse contribuito notevolmente a favorire le scelte interventiste dei moderati. Fabbri, nella sua riflessione quotidiana, non disgiunge l’analisi della politica interna dagli avvenimenti internazionali e dalle condizioni di difficoltà che attraversava il movimento anarchico stretto nella morsa della repressione e della guerra. Il Diario si interrompe il 20 settembre, senza apparenti ragioni. Il giorno prima l’«Avanti!» era uscito con un articolo dedicato alla Conferenza di Zimmerwald dal titolo L’Internazionale non è morta.

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 ► R. Giulianelli, Prefazione

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